Scopo dell’intervento è quello di ricentrare la rotula nel solco trocleare nei casi con iperpressione rotulea associati ad una particolare conformazione dell’apparato estensore.
Viene prima eseguita una sezione del legamento alare in artroscopia, ovvero senza aprire l’articolazione. Due piccole incisioni di 5 mm ciascuna sono effettuate al davanti del ginocchio attraverso le quali viene sezionato il legamento alare (Figure 3 e 6).
Successivamente, un’incisione di circa 5 cm, è realizzata nella parte anteriore e superiore della tibia. La tuberosità tibiale è esposta e separata dal resto della tibia (Figura 3). Viene poi riposizionata più medialmente sulla tibia e poi stabilizzata con delle viti (Figure 4 e 7).
Queste due azioni consentono di riposizionare correttamente e stabilmente la rotula nel mezzo della troclea femorale.
L’intervento dura circa un’ora e necessita di un ricovero in ospedale di circa 2 giorni. Solitamente viene utilizzato un tutore (ginocchiera) nel post-operatorio.
Il dolore dopo l’intervento, solitamente lieve-moderato, può essere facilmente controllato con antidolorifici.
Il giorno dopo l’intervento chirurgico, il paziente potrà mettersi in piedi ed iniziare a deambulare. La deambulazione si svolge indossando il tutore, che viene solitamente mantenuto per un periodo di 4-6 settimane. Dopo la dimissione, la fisioterapia può essere eseguita ambulatorialmente con un fisioterapista.
La ripresa della guida così come del lavoro è possibile dopo 2 mesi; il ritorno ad un lavoro “di ufficio” può avvenire prima. La ripresa delle attività sportive avviene solitamente dopo 3-4 mesi.
Oltre ai rischi comuni a qualsiasi intervento chirurgico ed i rischi connessi con l’anestesia, ci sono alcuni rischi più specifici per questo tipo di chirurgia.
Si può sviluppare una rigidità articolare se la riabilitazione post-operatoria non è ben eseguita. È possibile un sanguinamento nell’articolazione che può formare un ematoma; a seconda delle dimensioni del problema, e comunque in una minoranza di casi, può essere necessaria un’evacuazione dell’ematoma. Raramente si può sviluppare una reazione infiammatoria intrarticolare che può arrivare fino ad una algodistrofia (sindrome locale simpatica riflessa). Tuttavia, sono state sviluppate nuove terapie in grado di gestire più facilmente questa rara complicanza.
Il verificarsi di un’infezione del sito chirurgico rimane un caso eccezionale con la tecnica artroscopica. Nel caso si verifichi, si esegue solitamente una terapia antibiotica più o meno lunga con, eventualmente, un lavaggio chirurgico.
Piccoli coaguli di sangue possono formarsi e rimanere bloccati nelle vene delle gambe provocando flebiti che richiedono una terapia anticoagulante per diverse settimane; questa evenienza viene oggi scongiurata con un’adeguata terapia con eparina i primi giorni dopo l’intervento.
I nervi e le arterie che circondano il ginocchio possono essere feriti accidentalmente. Questa rara complicanza può causare dolore, perdita di sensibilità e deficit motorio di alcune parti della gamba. In caso di una lesione arteriosa, può essere necessaria la chirurgia vascolare.
Si può avere una frattura od una mancata consolidazione della tuberosità tibiale trasposta, che potrebbe necessitare un reintervento.
I rischi elencati non rappresentano un elenco esaustivo. Il Chirurgo della COM può dare ulteriori spiegazioni e sarà a disposizione del paziente per discutere ogni caso singolo, con rischi, modalità, aspettative di ogni procedura.
La scomparsa del dolore, blocchi e sensazioni di instabilità è veloce dopo l’intervento. Il recupero completo della forza muscolare di solito si verifica tra il 2° ed il 3° mese.
Il risultato sul dolore residuo può dipendere dalla presenza e dall’entità di lesioni cartilaginee concomitanti; in alcuni casi può essere necessario un trattamento infiltrativo successivo.
Una recidiva dell’instabilità si può verificare durante alcune attività, e questo può necessitare un reintervento.
I risultati di questa tecnica sono tuttavia molto incoraggianti, poiché si ottiene un miglioramento del dolore e della funzionalità del ginocchio in più dell’80% dei casi ed una buona centratura e stabilità della rotula in oltre il 90% dei casi.