Il concetto moderno di protesi al ginocchio mininvasiva si basa sull’obiettivo di rendere l’intervento meno traumatico possibile e di favorire un recupero rapido del paziente. Oggi non basta più una piccola incisione per definire un intervento come “mininvasivo”: questa definizione riguarda un approccio più ampio, che coinvolge tutta la gestione dell’intervento e della fase post-operatoria.
La protesi mininvasiva del ginocchio è spesso associata, in modo improprio, a tecniche chirurgiche che si distinguono solo per la presenza di una piccola incisione cutanea. In realtà, il significato moderno di chirurgia mininvasiva va oltre l’aspetto estetico: punta a ridurre il trauma sui tessuti durante l’intervento, diminuire il dolore post-operatorio e accelerare i tempi di recupero. L’intervento di protesi al ginocchio, se affrontato con un vero approccio mininvasivo, offre vantaggi concreti per il paziente: questo approccio è considerato oggi una delle innovazioni più importanti nel campo della protesi al ginocchio.
Il concetto di protesi ginocchio mininvasiva è stato introdotto negli anni '90 negli Stati Uniti da J.A. Repicci, inizialmente per la protesi di ginocchio parziale (o monocompartimentale). Nei primi anni 2000, anche le protesi di ginocchio totale mininvasive sono diventate una possibilità concreta, grazie allo sviluppo di quattro tipi di incisioni definite "mininvasive".
Tuttavia, queste tecniche richiedevano l’utilizzo di strumenti avanzati, come la chirurgia robotica e la navigazione computerizzata, necessari per garantire il corretto posizionamento della protesi. L’impiego di tali tecnologie comportava un allungamento dei tempi operatori, un aumento del rischio di infezioni e anche una curva di apprendimento più lunga per il chirurgo. Inoltre, la visione limitata durante l'intervento aumentava il rischio di complicanze, come lesioni a nervi o vasi sanguigni, fratture, danni al tendine rotuleo, rimozione eccessiva dell’osso o posizionamento scorretto dell’impianto. Per questi motivi, l’utilizzo di mini-incisioni è oggi limitato a casi selezionati e principalmente nelle protesi monocompartimentali di ginocchio.
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La protesi monocompartimentale di ginocchio è un tipo di protesi ginocchio parziale che prevede la sostituzione solo della zona articolare danneggiata, lasciando intatte le strutture sane del ginocchio, compresi i legamenti. Questo intervento, eseguito da oltre 40 anni, è indicato per pazienti che soddisfano precisi criteri clinici e radiografici, come descritto da Kozinn e Scott nel 1989.
La protesi monocompartimentale consente l’uso di impianti più piccoli, un tempo chirurgico ridotto, minime resezioni ossee e la conservazione di entrambi i legamenti crociati. In particolare, mantenere il legamento crociato anteriore (essenziale per il movimento del ginocchio) permette una biomeccanica molto simile a quella di un ginocchio sano. I risultati funzionali sono ottimi e i tempi di recupero più rapidi rispetto a quelli della protesi totale. Tuttavia, solo il 30-50% dei pazienti con artrosi al ginocchio sono candidabili per questo tipo di intervento, il che limita la diffusione della tecnica.
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Attualmente, la protesi mininvasiva del ginocchio è vista come un approccio globale alla gestione del paziente, che inizia ben prima dell’intervento e continua dopo la chirurgia. L’obiettivo resta lo stesso: ridurre il trauma dell’intervento di protesi al ginocchio e velocizzare il recupero. Prima dell’operazione, il paziente viene informato e preparato fisicamente. L’educazione aumenta il coinvolgimento e la motivazione del paziente, mentre la preparazione fisica preoperatoria aiuta a preservare la massa muscolare. Lo screening prechirurgico, invece, serve per identificare pazienti fragili o a rischio di complicanze (ad esempio, chi ha diabete non controllato, dolore cronico o problemi psicologici), permettendo interventi preventivi mirati.
Un intervento moderno di protesi al ginocchio mininvasiva include anche la scelta di impianti personalizzati in base alla morfologia del paziente. Le protesi ginocchio ultima generazione sono progettate per adattarsi alle differenze anatomiche individuali: ad esempio, le protesi femminili non sono le stesse usate negli uomini. Anche la condizione dei legamenti è fondamentale per scegliere il tipo di impianto: pazienti con entrambi i legamenti crociati funzionanti riceveranno protesi diverse rispetto a chi ha un solo legamento sano. Il principio guida è quello di adattare la protesi al paziente, e non il contrario, per ottenere risultati migliori e una sensazione più naturale nel post-operatorio.
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L’approccio mininvasivo nella chirurgia del ginocchio è anche un approccio anatomico, o meglio “cinematico”, in cui si cerca di rispettare la naturale biomeccanica dell’arto. In alcuni casi, si sceglie di non correggere completamente eventuali deviazioni dell’asse, per non modificare la tensione originale dei legamenti. I pazienti operati con questo tipo di protesi mininvasiva del ginocchio riferiscono più spesso una sensazione di “ginocchio normale”, mentre quelli trattati con approcci più tradizionali possono avvertire una sensazione di rigidità o artificialità.
Il recupero dopo una protesi al ginocchio mininvasiva è più veloce grazie a un insieme di procedure chiamato fast track, introdotto da Husted. Questo protocollo prevede una gestione efficace del dolore, la mobilizzazione precoce del paziente (già nelle prime ore dopo l’intervento) e la possibilità di essere dimessi rapidamente, iniziando la fisioterapia anche a domicilio. È stato dimostrato che questo approccio riduce i tempi di recupero dopo la protesi al ginocchio e abbassa il rischio di complicanze, offrendo benefici sia al paziente che al sistema sanitario.
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